
JULIA COUZENS: DALLA PITTURA ALLA SCULTURA, L’EVOLUZIONE DI UN’ARTISTA VISIONARIA
| di Maria Rosaria Roseo |
L’arte è un viaggio in continua evoluzione, una ricerca senza confini che attraversa forme, materiali e significati. Questo è il caso di un’artista visionaria, la cui carriera è iniziata nel mondo della pittura per poi approdare, in modo inaspettato e affascinante, alla scultura, utilizzando il tessile come medium principale.
Julia Couzens, nata e cresciuta ad Auburn, in California, ha conseguito l’MFA nel 1990 dalla UC Davis. Attualmente vive e lavora tra Merritt Island sul Sacramento River e Los Angeles.
http://www.juliacouzens.com/
L’ARTE COME PROCESSO FLUIDO E INDEFINIBILE
La pratica di questa artista si distingue per un approccio plastico, “contaminato” e fluido che sfida le convenzioni. “Non ho bisogno di chiamare qualcosa ‘pittura’ o ‘scultura’”, dichiara, evidenziando il desiderio di rompere le barriere delle definizioni tradizionali, di liberare il suo lavoro da schemi rigidi e categorie, per concentrarsi sul processo, esplorando le qualità emergenti di materiali come filo e griglie. Il filo è presumibilmente una linea dimensionale e le griglie metalliche una sorta di tela rigida e a trama aperta. L’artista lavora così in un contesto di possibilità e domande, abbracciando l’incertezza e l’imprevedibilità dell’arte.
Oltre alla produzione artistica, Couzens è autrice di saggi per cataloghi d’arte, un’attività che ha profondamente influenzato il suo modo di percepire e riflettere sull’arte stessa. Per lei, scrivere di arte è un atto di empatia e connessione: “Prima il lavoro, poi le parole” afferma, sottolineando comunque la priorità della dimensione visiva rispetto a quella verbale.
OPERE TRA PRATICA E RICERCA
Nel 2018, nella mostra Assembled, tenutasi presso la Patricia Sweetow Gallery di San Francisco, CA, l’artista ha presentato Little Stubby Bundles, una serie di piccole sculture e dipinti materici realizzati con frammenti tessili. Questi lavori raccontano storie di vita sensoriale e viaggi interiori, mettendo in risalto l’interazione tra materiali e sentimenti. La scelta, in quella occasione, di creare opere di piccole dimensioni rappresenta una decisione radicale, un gesto di resistenza contro la tendenza alla grandiosità, che invita lo spettatore a scoprire mondi complessi in spazi contenuti.

La relazione tra le opere di Couzens e lo spazio in cui sono collocate è altrettanto significativa. Le sue installazioni effimere infatti, ridefiniscono e ampliano il significato degli ambienti che le ospitano. Un esempio emblematico è Last Words, progetto esposto presso la University Library Gallery di Sacramento. Una grande opera tessile che avvolgeva le pareti della galleria con coperte di lana cucite, tulle e testi in filo metallico sospesi, che creavano un’atmosfera immersiva e accogliente, una sorta di abbraccio metaforico per gli spettatori. Ironicamente, il pubblico incontrava le parole effimere del progetto in una galleria ospitata all’interno di una biblioteca universitaria dove presumibilmente alcune delle ultime parole, “Last Words” appunto, sono invece conservate in modo permanente.

Tra i progetti più provocatori di Julia Couzens, spicca Textile Tag, una serie di collage che rielaborano messaggi pubblicitari attraverso ago e filo. Questa serie, nata come risposta al pregiudizio di genere nelle pubblicità artistiche, utilizza strumenti tradizionalmente associati al femminile per sovvertire narrazioni stereotipate e consolidate. Il risultato è un’opera di critica sociale che riflette sulla potenza del linguaggio visivo e sul ruolo dell’artista nel decostruire clichè, banalità e luoghi comuni.


L’artista lavora con materiali poveri e non convenzionali, come scovolini e frammenti tessili, sfidando la cultura consumistica che privilegia ciò che è nuovo e costoso. “Le torsioni di scovolini intrecciati possono danzare su un muro e cantare,” dichiara, dando voce a una filosofia che celebra l’espressività intrinseca della materia rendendola protagonista.
L’evoluzione artistica di Couzens dimostra come l’arte possa essere un potente strumento per esplorare temi sociali, culturali e personali. Le sue opere invitano il pubblico a riflettere, connettersi e scoprire le narrazioni che si nascondono nei materiali e nelle forme. In un mondo complesso, il suo lavoro è un inno all’incanto e alla possibilità di trovare bellezza nell’imprevedibilità.




