Artiste e artisti

OLGA TEKSHEVA E LA GRAMMATICA RIBELLE DELLA MATERIA

| di Barbara Pavan |

Olga Teksheva (Mosca 1973) è un’artista che da tempo sviluppa una ricerca artistica declinata in un vocabolario visivo e concettuale intrinsecamente legato a un’identità biografica plurima, segnata da una profonda stratificazione culturale e da una sensibilità transnazionale. La sua pratica, imperniata sull’utilizzo del medium tessile, si concretizza in opere narrative complesse. Attraverso l’impiego di tecniche quali il collage tessile, il ricamo, l’uncinetto e la tessitura manuale, costruisce opere dall’elevata densità materica e simbolica, concepite per attivare un’interazione immersiva e polisensoriale con l’osservatore.

“Hidden Treasures”, anno 2021-in progress, installazione modulare dimensione ambiente; Naturales Quaestiones, CasermArcheologica Sansepolcro 2025; ph.credit Elisa Nocentini

Il suo lavoro esplora le infinite potenzialità del tessile come linguaggio espressivo, radicandosi in una visione biografica e culturale profondamente articolata. Fin dall’infanzia, il tessuto ha rappresentato per lei una materia viva, dotata di una carica affettiva e simbolica, una relazione che si sviluppa e si arricchisce nel corso della sua vita. Cresciuta in un ambiente dove la tradizione tessile materna e familiare era essenziale, già da bambina manifestava un’inclinazione naturale verso la creazione di assemblaggi di stoffa, sviluppando una sorta di primo lessico visivo che, pur privo di consapevolezza teorica, anticipava l’attitudine a una composizione spaziale che avrebbe caratterizzato la sua ricerca futura.

“C’era una volta un pesce seduto su un albero”, anno 2017, misure: variabili, altezza 5 metri, materiali: varie fibre lavorate all’uncinetto, tessuti sintetici sciolti al forno, carta, acquarello
“Where the Mermaids Hide Their Tails / Tales?”, anno 2018/2019, dimensioni ambiente, materiali e tecniche: fibre lavorate all’uncinetto, tessuti vari, ricamo a mano; Art Rooms Rome, 2019

Orientata inizialmente verso la moda e il design tessile, il contesto politico ed economico degli anni ‘90, segnato dalla crisi sistemica che ha attraversato la Russia, ha spinto l’artista a modificare i suoi progetti, indirizzandosi verso un percorso accademico che avrebbe meglio risposto alle necessità di stabilità. Iscritta alla Facoltà di Storia dell’Arte dell’Università Lomonosov di Mosca, questa scelta segna l’inizio di una riflessione teorica che accompagnerà la sua carriera artistica. In questo periodo, ha collaborato con la textile artist Natalia Muradova, che le ha trasmesso le tecniche del batik, della tessitura e della scultura tessile, esperienze che hanno radicalmente cambiato la sua relazione con il materiale. Allo stesso tempo, intraprende una carriera giornalistica che la porta a scrivere dapprima per la Nezavisimaia Gazeta e successivamente per importanti testate come L’Officiel, Collezioni e Cosmopolitan approfondendo temi legati alla moda, alla cultura e all’estetica.

“Beautiful Flowers Don’t Fit in with Contemporary Art”, anno 2019/2020, dimensioni variabili, materiali e tecniche: ricamo a mano su collage di tessuti; Galleria Pavart, Roma
“Hidden Treasures”, anno 2021 – in progress, installazione modulare dimensioni ambiente, materiali e tecniche: filo da pesca e filo di metallo lavorati all’uncinetto, ricamo a mano su collage di tessuti; CasermArcheologica Sansepolcro

Nel 2008, decide di trasferirsi a Roma per studiare Fashion and Theatre Design presso l’Accademia di Costume e Moda. Sebbene in questo periodo inizi a progettare collezioni, la sua vera passione si rivela nella sperimentazione dei materiali: drappeggio, manipolazione delle superfici, ricamo d’alta moda. La sua collezione finale, composta da forme scultoree in seta shantung, viene selezionata nel 2011 per essere presentata al Feudi di San Marzano Festival d’Arte Contemporanea, segnando un importante riconoscimento nel mondo artistico. Il cambiamento di paradigma avviene con la nascita della figlia, momento che la spinge a concentrarsi completamente sulla pratica artistica. A partire dal 2015, Teksheva inizia una riflessione critica sul ricamo tradizionale, decostruendone i codici attraverso un approccio concettuale. Questo lavoro culmina nel 2017 con la sua prima personale, “C’era una volta un pesce seduto su un albero”, un progetto espositivo che segna un punto di svolta, con la realizzazione della sua prima installazione in fibre tessili di grandi dimensioni. Gli studi del corso di teatro si riveleranno fondamentali per porre le basi delle sue installazioni, la cui vocazione interattiva presuppone la partecipazione del pubblico in dialogo con l’opera, così come una scenografia ha bisogno dei suoi attori.

Le sue opere sono caratterizzate da una forte componente immaginifica, che si nutre di un rapporto intimo e magico con la natura, vissuta come fonte di ispirazione formale e spirituale. La sua ricerca inizia sempre con l’osservazione e la trascrizione grafica di superfici naturali, come ciottoli, foglie, cortecce e conchiglie. Questi pattern naturali diventano veri e propri alfabeti visivi che, trasferiti nel ricamo, definiscono il linguaggio del suo lavoro. Ma la natura, per Teksheva, non è solo un referente iconografico, bensì una vera e propria grammatica, un dispositivo generativo che alimenta la sua produzione artistica.

“Hidden Treasures”, anno 2021 – in progress, installazione modulare dimensioni ambiente, materiali e tecniche: filo da pesca e filo di metallo lavorati all’uncinetto, ricamo a mano su collage di tessuti; CasermArcheologica Sansepolcro
“Hidden Treasures”, anno 2021 – in progress, installazione modulare dimensioni ambiente, materiali e tecniche: filo da pesca e filo di metallo lavorati all’uncinetto, ricamo a mano su collage di tessuti; CasermArcheologica Sansepolcro

La componente visionaria del suo lavoro, tuttavia, non si limita alla natura, ma abbraccia anche l’immaginario del Rinascimento italiano, che ha avuto modo di conoscere fin da giovane, attraverso la biblioteca materna. Le immagini eteree di Botticelli, Beato Angelico, Mantegna, e altri grandi maestri, sono diventate simboli di un mondo ideale, un altrove spirituale che ha alimentato la sua ricerca verso il sublime. Questo desiderio di trascendenza ha continuato a essere un motore potente della sua pratica, facendo sì che anche le opere più concrete acquisissero una dimensione spirituale. Il rapporto tra contenuto e forma nel suo lavoro è un processo generativo che avviene attraverso una stratificazione emotiva, mentale e culturale. Le sue opere prendono forma dopo un lungo processo di sedimentazione delle esperienze vissute, delle letture, dei desideri e delle riflessioni che si intrecciano con lo studio della storia e dell’archeologia, discipline fondamentali nel suo lavoro. Un esempio emblematico di questo processo è la serie “Rocks. We Are Tender”, sviluppata durante il lockdown. La serie riflette sulla fragilità e la resistenza della condizione umana, con la pietra — simbolo di durevolezza — che diventa metafora della nostra vulnerabilità.

“Hidden Treasures: Breeze of Memories”, anno 2025, dimensioni: 43 x 70 x 11 cm, materiali e tecniche: filo da pesca e filo di metallo lavorati all’uncinetto, ricamo a mano su collage di tessuti
“Hidden Treasures”, dettaglio, anno 2025, materiali e tecniche: filo da pesca e filo di metallo lavorati all’uncinetto, ricamo a mano su collage di tessuti, ph.credit  Claudia Joan; Biennale Internazionale di Fiber Art Contemporanea di Valtopina

La selezione dei materiali è un momento cruciale del processo creativo dell’artista. Non si tratta di una mera scelta estetica, ma di un atto quasi rituale, in cui il materiale è portatore di una storia, di una provenienza, di una densità emotiva. Tessuti, passamanerie, bottoni, e persino frammenti di tessuti di alta moda sono elementi che l’artista raccoglie e preserva, trattandoli come veri e propri “tesori” che portano con sé la memoria del passato. Ogni frammento diventa parte di una narrazione contemporanea, che fonde l’arte tessile con un atto politico e poetico di recupero e trasformazione.

La pratica artistica di Olga Teksheva è intrinsecamente plurale, incrociando diverse tradizioni culturali e spirituali che hanno segnato la sua biografia. Cresciuta in una famiglia in cui convivevano sei etnie e quattro religioni, ha imparato fin da giovane a navigare tra visioni del mondo spesso inconciliabili, ma che, nella loro quotidianità, generano un dialogo armonioso. La sua arte riflette questa pluralità: ogni opera è un insieme di frammenti che si sovrappongono, si completano e si arricchiscono reciprocamente. Tecniche diverse, materiali eterogenei, e tradizioni lontane convivono nelle sue opere, che diventano la sintesi di una ricerca profondamente legata alla memoria e alla cultura.

Teksheva ha inoltre sviluppato una poetica della materia, nella quale il tessuto non è solo una superficie visibile, ma una soglia sensoriale che invita il corpo e l’immaginazione a interagire. Le sue installazioni, pensate per attivare lo spazio, diventano ambienti sensoriali in cui il pubblico è invitato a entrare in contatto diretto con l’opera. In quest’ottica, il lavoro dell’artista non è mai autoreferenziale, ma si configura come un invito a riscoprire lo stupore e la bellezza del mondo attraverso il gesto, la materia e la forma.

“La foresta delle due vite”, anno 2024, dimensioni: 80x80x3 cm, materiali e tecniche: Pittura (acrilico), ricamo a mano su collage di tessuti su base di feltro, struttura di rinforzo

In una delle sue opere più rappresentative, “Hidden Treasures”, esplora il legame tra memoria e identità, creando un arazzo in continuo mutamento, fatto di bozzoli e frammenti che evocano il passato, ma anche l’impermanenza del presente. Ogni elemento, ogni frammento, invita lo spettatore a esplorare il mondo interiore, a scrutare la ricchezza nascosta nei dettagli, e a riconoscere il valore dell’individualità, nella sua singolarità e nella sua continua trasformazione. Teksheva ci invita a riflettere su ciò che è visibile e su ciò che è nascosto, in un gioco di realtà parallele che risveglia la memoria e l’immaginazione.

Le sue opere si inseriscono dunque in una dimensione magica, simbolica e poetica che attraversa la materia, i ricordi, e le identità culturali, trasformandole in una tessitura che non solo racconta storie, ma le incarna e le trasforma continuamente.