
ATTRAVERSANDO SPAZI RELAZIONALI. IN CONVERSAZIONE CON CLARA LUISELLI
| di Elena Redaelli |
Clara Luiselli (Bergamo, 1975) si è formata all’Accademia di Belle Arti di Bergamo e ha frequentato i corsi della Fondazione Ratti e della Fondazione Spinola Banna per l’Arte Contemporanea. La sua pratica artistica esplora la relazione tra opera e spettatore, lo spazio e le dinamiche sociali attraverso un linguaggio espressivo ibrido che integra arti visive, performance, danza e sperimentazione sonora.
Il processo artistico è mosso da una “trasformazione continua in un fluido processo di impermanenza”. Gli spunti del quotidiano, apparentemente insignificanti, sono, per l’artista, occasioni per aprire un dialogo con l’inaspettato, “l’altro da sé”.
Un percorso di ricerca e collaborazione
Fin dagli anni dell’Accademia Carrara, Luiselli ha privilegiato una creazione artistica interattiva e collaborativa, rinunciando a una visione autoreferenziale dell’arte. Tra il 2007 e il 2017 ha fatto parte del Collettivo Ovali Mancati, attivo tra teatro, arti visive e sound art, che le ha offerto l’opportunità di esplorare una “dimensione di fruizione creativa e produttiva” dalla quale sono nati progetti di ricerca su suono, vibrazione e movimento nello spazio. Di questo periodo è il progetto Fuochi Fatui, nato durante un fermento culturale sostenuto da fondi pubblici e privati.
Clara è attualmente coinvolta in collaborazioni con il musicista Jos Olivini e l’attrice Laura Mola, con l’obiettivo di spingersi oltre la propria zona di comfort. L’aspetto relazionale della pratica di Clara si riflette anche nel suo lavoro con la GAMEC, dove opera come educatrice museale e gestisce il seguitissimo laboratorio SFOGHI, legato alle mostre in Galleria. Questo percorso, rivolto a un pubblico adulto, incoraggia il confronto diretto con l’arte e l’interazione con le opere da prospettive diverse. L’obiettivo è fornire stimoli fisici e intellettuali che diventino spunti di investigazione per i partecipanti. Gli incontri, spesso frequentati da altri artisti, offrono a Clara una prospettiva privilegiata per osservare il dialogo creativo che si sviluppa tra i partecipanti, rappresentando per lei un importante insegnamento. Utilizzare le attività educative per veicolare l’arte le consente inoltre di entrare in contatto con un pubblico ampio, includendo persone di diverse età e provenienze.
Alla Carrara di Bergamo, Luiselli partecipa al progetto Dance Well, che unisce danza e movimento ed è dedicato alle persone con Parkinson, e a Custodire Memorie, una collaborazione con Ferb (Fondazione Europea Ricerca Biomedica) rivolta a pazienti con Alzheimer e ai loro caregiver.
Le opere sensibili: corpo e interazione
Nelle opere di Luiselli, l’espressione corporea fluisce nelle arti visive senza bisogno di confini precisi. Non c’è separazione tra pensiero e forma: la dimensione del corpo si integra all’opera.

Tra le sue opere più emblematiche, la serie degli Abiti Sensibili riflette sul desiderio di vicinanza in una società che tende all’isolamento attraverso opere ludiche e malinconiche. La tunica unisex, di seta bianca, Mi sento sempre tutti quegli occhi addosso (2008) è ornata da pupille luminose che reagiscono ai movimenti, trasmettendo un senso di attrazione e inquietudine. L’opera Helmet esplora invece il tema del contatto imprevisto. Manine magnetiche che vengono attratte da corpi metallici mentre si cammina per la strada ci rendono consapevoli del fatto che la nostra interazione col mondo sfugge al nostro controllo e avviene invece in maniera incontrollata. Le sensazioni che derivano da questo inaspettato contatto possono essere molto varie e non sempre piacevoli. Il casco, che dovrebbe essere un oggetto di protezione, diventa qui un mezzo comunicativo aperto all’ignoto.


Questi dispositivi sono “membrane indossabili” che spingono i sensi a giocare con i confini del corpo in uno spazio-tempo sospeso. La riflessione si allarga indagando il ruolo dello spettatore, dell’agente artista, della loro relazione attraverso il manufatto, identificando uno spazio fisico fra le cose e quindi giocando con la loro distanza e il loro incontro.
Tra viaggio e memoria
Il tema dello spostamento fisico e simbolico emerge nel progetto itinerante Bagatto-Baratto (2008), che esplora il valore affettivo degli oggetti tramite uno scambio accompagnato da storie personali. Gli oggetti vengono trasformati in carte da gioco ispirate al Castello dei destini incrociati di Italo Calvino, dove le carte raccontano storie e connessioni. L’opera E.Vado (2014), una coperta ricamata con tracce di percorsi, simboleggia il sistema circolatorio di questi oggetti senza riferimenti geografici ma con un segno rosso ricamato su velluto nero.

Questo lavoro fa parte della serie degli Oggetti Molli, facilmente ripiegabili e trasportabili, che si inseriscono alla perfezione nell’idea di un’arte trasportabile, estremamente contemporanea, che affronta la precarietà del quotidiano con adattabilità e intelligenza.
Visioni rituali e intimità domestica
Con Visionaria (2014), tovaglie ricamate ispirate a sezioni botaniche di piante rituali evocano un viaggio mistico condiviso. La tovaglia, simbolo di convivialità, diventa un mezzo per tramandare conoscenze ancestrali o creare nuove realtà. “Ho sempre ricamato mappe di spazi reali o visionari”, afferma l’artista.

Portatili diventano anche gli ambienti domestici nella serie Home Sweet Home (2011-in corso), che rappresentano “spazi intimi per ritrovare la via del calore”. Le coperte bianche ricamate rappresentano oggetti domestici nella veste grafica di cartamodelli, con informazioni tecniche che ne suggeriscono una possibile ricostruzione. Pur concettuali, le coperte conservano la loro funzione pratica: “In mancanza di un letto, almeno ci si può avvolgere in una coperta.” Ogni coperta è accompagnata da una federa, trasformandosi in un cuscino portatile per chi cerca un luogo sicuro.


Esplorazione del caso: Tentativi e nuovi mondi
La serie Tentativi (2022) esplora, attraverso il ricamo, le “tracce che sorgono dai pensieri sgualciti per tentare la mappatura di nuovi possibili mondi”. L’artista esplora lo spazio-tempo comprimendo fogli bianchi per tracciare, con una matita, le linee create dal caso. Queste linee nere sono tradotte con la macchina da cucire su un tessuto di lino rigido (140×140 cm), evocando forme simili a meteoriti o magma in formazione, simbolo di nuovi mondi in evoluzione.

A fior di pelle
Del 2024 è il progetto A fior di pelle, un lavoro che intreccia performance, scultura e installazione site-specific, presentato nell’ambito di Art Site Fest, curato da Domenico M. Papa presso i Giardini Sambuy di Torino. Il progetto ha assunto anche la forma di un’opera d’arte partecipata, realizzata in occasione delle Settimane della Cultura. Questa nuova declinazione è stata curata da Giovanna Brambilla e Giuliano Zanchi, in collaborazione con la Fondazione A. Bernareggi e la Chiesa di San Giovanni XIII di Paderno, a Seriate (BG).


L’artista racconta A fior di pelle come un’opera che nasce da un tronco, giunto naturalmente alla fine del suo ciclo vitale. Spogliato della corteccia, il legno rivela la sua vulnerabilità e diventa totem, soglia tra natura e cultura. Raccolto ai margini del bosco, il tronco ha accolto il gesto collettivo di un gruppo di giovani che gli hanno restituito una pelle nuova: frammenti d’argilla impressi con le texture di cortecce vive. Il gesto, semplice ma denso di attenzione e cura, ha dato forma a pezzi unici, modellati a mano, che hanno subito un processo di trasformazione: da morbidi a solidi, fino alla cottura. Questi calchi, sospesi al tronco con fili sottili, hanno delineano uno spazio accogliente, pronto a raccogliere preghiere, pensieri o desideri, momenti di sosta nel silenzio del passaggio.

Clara Luiselli continuerà a esplorare la relazione simbiotica tra essere umano e natura, insieme ai temi dello spostamento, del viaggio e della memoria. La sua pratica artistica è un terreno fertile per indagare dimensioni relazionali, culturali e sociali, in cui l’arte diventa veicolo di domande, scambio e ascolto.

