YUJI MIZUTA – SIMULACRUM / BREATH OF HAZE
Giovedì 13 novembre 2025, Amy-d Arte Spazio, nel cuore del Brera District di Milano, presenta Simulacrum – Breath of Haze, la prima personale in Italia dell’artista giapponese Yuji Mizuta (Shizuoka, 1976, vive e lavora a Tokyo), a cura di Raffaella Nobili, nella duplice veste di curatrice e co-gallerista insieme ad Anna d’Ambrosio.

Il nuovo progetto economArt della galleria milanese si inserisce nel solco della sua ricerca sulle relazioni tra corpo, materia e tecnologia, interrogando i confini della performance nipponica contemporanea. In Simulacrum – Breath of Haze, Mizuta trasforma l’esperienza fisica in un simulacro nostalgico, preservando una traccia rarefatta della vita in continuo mutamento. Artista difficilmente visibile in Europa, Mizuta impiega una molteplicità di tecniche – disegno, pittura, collage, tessitura, tintura, ricamo, stampa e video – dando vita a un linguaggio ibrido e sensoriale. Le sue composizioni, costruite con minuziosa precisione, si sviluppano su tessuto e carta come traduzioni visive di storie sottese. Ha realizzato opere pubbliche e mostre personali in Giappone e all’estero, tra Tokyo, Copenaghen e Singapore, e negli ultimi anni ha esteso la sua pratica a media sperimentali come il video e la performance dialogica.

Il percorso espositivo spazia dalla pittura al disegno, dalla fotografia al suono, fino alle installazioni site-specific. Tra i lavori presenti: Hakama, Haori, Kokoro / Inside (dal ciclo Demolition_Purification_Love_Magic, 2022), serigrafia e ricamo a mano su tessuto; la video installazione Necromancy (2022); i video Mie / My Face Up to Age 48 (2025) e Simulacrum_Sensuous (2025); l’installazione Utsuwa (sette monitor con stampe serigrafiche in seta, ricami e cuciture manuali su cotoni della serie Talisman, 2019); le opere su tessuto Serpentine (2025), Fudoki (2025), The Changeling (2025) e Ode to a Nightingale (2025), serigrafie e tessiture a mano con cornice.

“Affiora nella foschia, prende forma e poi vi ritorna. I contorni nascono, si solidificano e si dissolvono, mentre l’esistenza si rinnova costantemente in uno stato di fluttuazione continua”, scrive l’artista. “La sensazione di oboroge — nebbioso, vago — è per me un’immagine visiva profondamente impressionistica.”
Con Simulacrum, Mizuta intreccia i temi di immagine, parvenza, fantasma e illusione in una riflessione interdisciplinare su spazio, tempo ed esistenza. La sua pratica si configura come un’indagine metafisica sull’essere e sulla possibilità dell’individuo di connettersi, in chiave junghiana, a un inconscio collettivo che trascende i confini culturali. L’artista esplora la natura fluida della memoria, presentando frammenti di realtà rielaborati come simulacri, in un dialogo continuo tra immaginazione e percezione. Tale visione risuona con la credenza giapponese in Yaoyorozu no Kami – la divinità che abita tutte le cose: montagne, fiumi, vento, pietre, fuoco, riso e antenati -, testimonianza di una sensibilità che riconosce il sacro nella natura, archetipo di un’innata riverenza umana verso il mondo naturale.

In questa poetica si intrecciano feticismo, affetti profondi, gioia, dolore, desiderio e queerness, espressi con vulnerabilità cruda o con delicatezza. Tali emozioni emergono come la scia di un incenso, evocando memorie corporee e sensazioni presenti con sottile intensità. Nell’incontro con questi frammenti, lo spettatore può risvegliare ricordi propri, in un processo di riscrittura continua della memoria, dove i confini tra passato e presente si dissolvono. Attraverso esperienze visive, sonore e spaziali, Simulacrum – Breath of Haze indaga l’incertezza, la distorsione e la trasformazione della memoria, delineando un percorso coerente e maturo che riflette la crescita dell’artista. Le opere esposte compongono un repertorio di immagini e allegorie riconoscibili per stile e poetica, e al contempo aperte a nuove stratificazioni di senso.

La mostra sarà accompagnata dal testo critico di Raffaella Nobili, SIMULACRO – Custode dell’impermanenza, in partnership strategica con Amy-d Arte Spazio. In linea con la missione della galleria — decostruire pregiudizi e promuovere nuove visioni attraverso l’arte contemporanea — il progetto economArt riflette criticamente sulle relazioni tra corpo, società, ambiente e tecnologia, offrendo una lettura del vissuto umano in bilico tra vita e morte, identità e metamorfosi. Per comprendere la poetica di Mizuta, è necessario un approccio storico e antropologico alla cultura giapponese, alle sue tensioni tra tradizione e rivoluzione e al dialogo con l’arte occidentale, in cui lo spirito politico e sociale di un’epoca riaffiora, sempre velato, nelle pratiche artistiche.

Il simulacro è qui inteso come processo di trasformazione della realtà, espressione della tensione tra artificiale e naturale, e segno della progressiva egemonia della tecnologia sulla natura. Un concetto che trova radici nella teoria della precessione dei simulacri di Jean Baudrillard (1979), articolata in tre ordini – contraffazione, produzione di massa e simulazione -, fino all’attuale condizione postmoderna.
Nell’arte, come nella scienza, il simulacro – da De rerum natura di Lucrezio in poi – suscita inquietudine per la sua natura ambigua, quasi sacrilega: non è copia, ma somiglianza perturbante. La sua potenza risiede nella capacità di generare effetti stranianti, talvolta psicopatologici, laddove l’opera d’arte “normale” si limita a farsi ammirare o collezionare. Da Duchamp a Manzoni, da Koons a Orlan, fino a Cattelan, molti artisti hanno scelto la via della finzione come pratica critica. In questa genealogia, la ricerca di Yuji Mizuta si colloca come riflessione poetica e rituale sulla fragilità del reale e sulla necessità del simulacro come custode dell’impermanenza.


